Gran parte delle città in cui viviamo è stata costruita in epoche precedenti, per persone e società che avevano stili di vita, esigenze e desideri assai distanti dai nostri. Le abitiamo con disinvoltura, riusiamo i loro materiali costruttivi, diamo loro nuovi ruoli e un nuovo senso.
Entro queste parti di città, durante tutto il secolo (ventesimo) abbiamo lavorato aggiungendo o togliendo qualcosa, dando loro un nuovo assetto, un nuovo modo di funzionare, spesso anche una nuova immagine […]
A tutto ciò abbiamo aggiunto estese, spesso immense, periferie che ci appaiono come il prodotto più tipico del ventesimo secolo. Molti territori erano all’inizio del secolo territori rurali separati se non opposti alla città.
La città del ventesimo secolo è l’insieme stratificato ed eterogeneo di tutte queste cose tra loro sovrapposte, giustapposte e mescolate.
[Bernardo Secchi in La città del ventesimo secolo, pag.173-4]
Arrestatasi, oramai, la crescita degli insediamenti italiani, ridottisi i grandi interventi edilizi, l’attenzione della politica urbana è tutta rivolta a recuperare e riqualificare la città esistente – storica e non – più che prefigurare nuovi scenari per la città futura (fatta eccezione per i recenti lavori urbanistici e di architettura contemporanea per l’Expo di Milano 2015, oggetto di elogi o critiche a seconda dei punti di vista e diverse filosofie e principi progettuali).
Il tema della riqualificazione ambientale, in senso lato, si impone come condizione di lavoro, nel presente e per i prossimi anni, sospingendo progettisti (assieme a scienziati sociali ed altre figure professionali legate ai temi della città contemporanea e dell’uomo contemporaneo) ad allargare il campo tradizionale di azione del progetto di architettura confrontandosi con tematiche e sensibilità trasformative più articolate.
L’Italia attuale si trova ora davanti a due grandi necessità incombenti:
- in primis la riqualificazione dei brani urbani che sono stati oggetto negli ultimi quarant’anni di progetti troppo audaci e irrispettosi dell’esistente e della dinamiche locali, una sorta di distrazione progettuale causata da un clima di crescente benessere, di troppa ricchezza ed indifferenza, spesso guidati da interessi economici e speculativi;
- In secondo luogo, l’adeguamento di numerosi vuoti urbani nei centri storici urbani, conseguenti alle distruzioni del secondo evento bellico, rimaste irrisolte e in stato di abbandono e degrado piuttosto che oggetto di un intervento conservativo.

illustrazione di Caterina Giuliani per la serie Cities. http://www.caterinagiuliani.it